"L'orco Geraldo degli Orchi" 8
Il caso dell'uovo maldestramente strano e fuor d'ogni salubre concezione, gli ci aveva
rivelato il succo agro e limonesco delle presenti questioni in istanza: l'orco sapeva ragionare
a trarre la buona conclusione: era un Presagio!: se Cesare avesse interpretato correttamente
il volo minaccioso dei corvi sul suo cammino che lo portava al Senato non si sarebbe fatto
accoltellare come un porco dal proprio "figlio" suo... E' sempre meglio non lasciar trascinarsi
troppo le cose. L'orco Geraldo decise, allora, di tagliarsi le unghie delle zampe, troppo
lunghe, quasi incurvantesi sotto la palma dei piedi. S'adatto' sederosamente su uno sgabello
afghano ricoperto di pelli di foca tahitiana, ma, mancandogli la scioltezza corporale per
potersi piegare agevolmente, chiese egli aiuto alla moglie e alle sue figlioline, e pure al
corvaccio Ulcerinus, e a l'inevitabile oca Geraldine: muniti di forbici, tronchesine, mannaia
da boia di Vienna austroungarico e falce&martello trotszkista, tutti i famigliari si misero
all'opera, in una vera tredicesima Fatica d' Ercole: il giovanotto del Bar-Tabacchi,
educatamente, gli caricava la pipona, bevendoci insieme, sopra, in un fumo pazzesco, l'uno
e l'altro, bottiglie di birra azteca che non ti dico. Semiubriachi, ben presto, con l' orco che
tirava fuori -uno dopo l'altro- un: "Orca l'Oca!" "Orca la madonna!" "Orco dio!" ridendo
goffamente. MA un colpo d' ascia mal calibrato -venuto da non si sa chi- gli taglio' netti sia
l'unghia che un pezzo abbondante del pollicione alluce destro.
Sorpreso tanto dall'andazzo delle cose, egli non ebbe neppure voglia di gridare. Guardando
la grinfia pedestre amputata egli e tutti si accorsero che questa non sanguinava... Fatto
pieno di lati ed angoli angosciosi... Un grande silenzio riempi' la sala. Un campanile
-lontanissmo- suonava le campane a morto. Simboli deteriori volavano come farfalle nere in
giro. Il mondo, brevemente, trattenne il respiro.
"Questo è ANCORA un segno che non inganna. Occorre tornare a casa. E: subito!
OVVERO: senza por tempo in mezzo!!!" Concluse. Agitando leggemente la pipa. Per non
farle male. "Partire! RIpartire!" "Tutto quel che non si puo' cambiare, vi farà a pezzi!"
Posizione politicamente corretta!, siccome non poteva lasciare più a lungo il Faro di
Finimondo-Di-Sotto tutto solo soletto, e che bisognava rimettergli del carburante nella
lampadona che proiettava i suoi lumi di salvezza a centinaia di chilometri in linea curva (e,
che se si spegnava, poteva mettere in pericolo la vita di milioni di marinai sparsi
nell'oceano), (e cambiare le sorti dell'umanità intera.)
Peraltro, in bocca conservava egli un gusto amaro, sapendo che niente era stato chiarito
veramente e nulla soluzionato, cosi' che il suo lungo viaggio e lo sforzo insigne di questo
lavatore di torti, l'antiGOEBBELS (come si diceva lui stesso...), si risolveva in un relativo
fiasco, il che gli metteva dentro un leggero scoramento. Egli era assai scontento...
Con uno stato d'animo siffatto, ambiguo, non sapendo chiaramente se il viaggiotto alla
Zorro in Occidente ne avesse valsa la pena, dicendosi: "Si' & NO!", consolandosi col dirsi
che: "Talvolta conta più il tentativo che il risultato e l'osare premia sul fine, l'azione condotta
è il vero premio che conta in tutti i fallimenti, "on the road again" è sempre meglio che
diventare un Jack Kerouac, e che il Machiavelli non aveva sempre ragione..." e che, il fine
raggiunto, pur se ampio, pur se nullo, resta sempre esposto ai capricci della Storia e/o ad
un bug d'Internet.
Non bisogna mai troppo drammatizzare. Che la si prenda con CALMA. Essere realisti.
Che: la verità la si conosce sempre dopo, quando è troppo tardi, e non serve più a nessuno e
neppure ai "a ca nissiuno è fesso, vossia!" etc.
Non tutti hanno il culo pazzesco del Cristobal Colombo, il juif, che scopri' quello che non
aveva cercato, ma che COMUNQUE scopri' qualcosa. Etc. Insomma, l'orco non aveva voglia
di rompersi le idee...e neppure spezzettinarsi i pensieri, dentro il suo cranio dal crine rado e
sguarnito.
Ben deciso restando incerto, leggermente sconvolto, il nostro Geraldo, bravuomo sopratutti,
preparo' tutta la banda per il tragitto del ritorno.
Il corvo Ulcerinus, lui, che non cessava di ripetere il suo auto-papagallesco: "ah! lo
sapevo: CHE TUTTO questo sarebbe finito male! Anzi: MALISSIMO! LO SAPEVO!",
decise -dopo breve consulto col Dalhai Lama di Cinecittà- di restare in quelle zone, territori
e regioni zeppe di DioBonCosaMiDiciMai e di parecchi DioCan pure, per passare in
televisione ("che qui funziona! non come a Finimondo-Di-Sotto..."), in programmi "pieni di
figa", col suo gruppo Neo-Pop-PostModerno -ArtContemporainPostuma- degli spettri
mongoloidi, di cui era divenuto il dittatore Cincinnatus perennis, il Conducator assoluto, e
L'UOMO ORCHESTRA, un "fassotutomi" musicale, se proprio si osa dire... Un corvo di
carriera. Ma, con un suo lato sentimentale, bisogna non scordare. Che, anche i corvi...
[Tristezze, nostalgie, sguardi languidi e malinconici verso un futuro inesistente ed un
passato ridicolissimo. Cosi' siam tutti. Noi. Inzaccherati fino al pomo d'adamo nella
merdaglia quotidiana ben coltivata per le nostre diurne e notturne sconfitte. LA MORTE
SCENDE DAL FIUME. La barca senza remi e vela e guida va da sola, dove la porta il fiume.
Di traverso, di lato, scivola sulla corrente, scorre con un fianco sulla riva, ma non si arena,
poi riprende a girellare sul capriccio delle brezze e dello scorrimento delle acque, mai
lineare. La barca è piena di morti. Un braccio bianco finnico pende fuori dalla barca, la
mano inerte è immersa e qualche pesce tenta di mangiarla. La barca è piena dei nostri sogni.
Tutti sono morti. I cadaveri cercano le alghe sul fondo, dove potersi riposare, ma non ci
arriveranno mai. La barca scende maldestramente verso il mare , lenta, non ci giungerà
mai.]
L'oca Geraldine, incollata come un cazzo-in-culo all'Isidora-Gina, decise, ben decisa, di
partire con loro essi, col suo ombrello ancora intatto ed un corto valigiotto zeppo di robette
da donna e ricordini immaginifici, lasciando un pien di debiti in giro, e nessun rimpianto.
Le fanciulline orchesse ne furono pazze di gioia e la chiamavano da allora: "Zia Orca l'Oca!"
e le strappavano le penne delle ali, affinché non potesse più scappare e per farne un
copricapo da Sioux mica male.
In l'Italia intera ci fu un largo, vasto e consensuale sollievo.
"Se ne vanno! se ne vanno!!!" si dicevano in lietezza gli operai della Fiat in Corso Unione
Sovietica entrando in Fabbrica, zona Torino, contenti come se avessero vinto al
totocalciototiploto o una vacanza turistica a Yalta.
I DioBonCosaMiDiciMai sfarzescavano tutti un sorrisone largo da un' orecchia all'altra.
Mentre, il maresciallo Da Biani, lui, ch'era solito consumare discretamente tè corretto
grappa (e/o grappa corretta tè...), tirandone fuori la bottiglia piatta da un litro dalle capaci
tasche della sua gigantesca uniforme, allorché la pressione lancinante dei sentimenti e la
forza intima dell'emotività "lo costringevano", QUEL GIORNO -cogliendo i preparativi di
partenza della famigliola delle due deliziose fanciulline-, davvero sconvolto, scolo' ben due
razioni di tè, vero, una dietro l'altra. Del VERO tè, da farlo star male...
Ma, prima che partissero -una volta per tutte...- , il nostro baldo sottufficiale in capo
volle offrire un'Ultima Cena al suo "sincero amico", l'Eccellenza orco Geraldo degli Orchi, ed
ai suoi cari.
La cena era offerta -in verità- dal giovanotto del Bar-Tabacchi e dalla sua sezione
trattoria-cucina-famigliare, dopo pressioni ideologiche ed un tantin ricattatorie da parte dal
comandante supremo locale dei CC. Ma cio' non toglie un grammo alla
sincerità del gesto tipicamente italico. Che, anche i carabinieri (i "caramba") hanno un cuore,
dentro il burbero petto.
Lo stradino e l'addetto ai Parchi, Fiumi e Giardini Comunali ed il bidello Squarcialupi
avevano aiutato nel disporre ed installare una lunga tavolata di 33 metri, lungo il
vagomarciapiede, proprio davanti al Bar-Tabacchi. Da una parte, di fianco sulla Sinistra, il
corvo Ulcerinus -mangiando formaggi e succhiando un vinello mica male- si produceva
colla sua Boyz-Band di fantasmi in transe canterina -da sopra il "trauli"- con nenie tatare
insondabili e di nostalgia australopiteca. La popolazione locale di DioBonCosaMiDiciMaidi
Gxxxxxxx al Lago era sistemata, calmamente, in piedi, intorno alla piazza e le viuzze
attinenti, in attenti spettatori, in un quasi religioso silenzio, pieno di sussurri e mezze parole
sotto le righe.
In mezzo alla piazza danzavano, nude ed imberbi sotto delle tuniche trasparenti, alcune
decine di fanciulline 8-10enni, dal crine pieno di fiori, in una coreografia studiata altrove e
quasi in altri tempi. (Incantevoli! Sublimi! forse, offerte in tentazione...L'Ultima Tentazione.
Per Provocare il Male anche dove non c'è...).
Il tavolone tavolata era pieno -intorno agli orchi-, da una parte e l'altra, di vari carabinieri in
alta tenuta da parata e mogli (eccezione: il "solitario" Da Biani...), le autorità locali ed i
notabili, il Sindaco, il Preside delle Scuole Medie, e tanta gente che conta, come il
pizzicagnolo. E pure il marito ex dell'oca Geraldine , attuale Direttore Generale dell'Obitorio
e Macello locali. Mancava il parroco, il diffidente, che aveva inviato quantunque un bel
cappellano biondo al suo posto, che tutte le signore se lo mangiavano cogli occhi... E la
Presidentessa della sezione ORG Mamme di Famiglia Internazionali, ch'era presente, ma
senza mangiare e bere.
Mentre tutti lo tenevano discretamente d'occhio, l'orco Geraldo divoro' -"avec un bel
appétit d'ogre"...- quella sera: Acciughe alla farfalla con patate lesse al prezzemolo e
rosmarinate olio & aglio. Radicchio rosso rovigotto, qualche foglia, con insalatina sicula al
melone. Punte di rapa all'uovo. Parsüt di San Daniele affettato finissimamente, con
sottaceti di Sacile. Gozzi di uccellini tremolini ripieni al salmone e zampine di fringuelli
libici. Tchatchouka marocchina ai peperoni cileni, con uova di quaglia gialla strapazzate, e
pelati di pomodoro iraniano del Sud. Polmone di pecora tagliato in strisce e disseccato al
vento tirolese. Budella di pescespada di Gibilterra all'aceto balsamico del Turkmenistan.
Pampagnuc crüt (foglie grasse d'un'erba agro-dolce "cotte" al sole d'inverno) al guelj tal ail
cul't l'euf. Fettine arrotolate di Tonno Rosso non avrai il mio scalp, crude, limonate al
limoncino verde di Trapani. Zampine di gambero ocra-chocking al formaggio grana. Ciglia
di balenottera pepate al "poivre d'Cayenne". Culi di gallina sotto vuoto spinto, al sale
sahariano. Tagliuzzato di cipolline inglesi nel loro olio d'oliva di Patagonia. etc.etc.
Questo per gli antipasti...
Per preparare lo stomaco al lauto pasto...
Intanto, andavano giù i litrazzi di vino rosso con qualche gotto di bianco delle Puglie,
sul pesce soltanto, smisturati da boccali d'Acqua Minerale di Pura Fonte Alpestre Don
Paolo di Tarso, per significare che il "cristianesimo" paolino non è inutile torrentello che
scorre sotto il ponte . Quarantasei litri misti di sbevazzare a lui solo, l'orcaccio intrepido si
getto' nel gargarozzo durante l'ULTIMA CENA. Dove temeva un traditore, poiché i GIUDA
amano queste occasioni pantagruelesche.
Ma, poi, ci furono i Primi, i Secondi e pure "i Terzi" (frutta, formaggi e digestivi, "niente
caffé, che poi non dormo, e io amo dormire come un angioletto...")...
Elencare tutto questo -ad uso ed informazione delle masse lavoratrici- non sarebbe malaccio
MA, in questi tempi tristissimi DI CRISI (1973-2073...), non bisogna sbattere troppa
abbondanza sulla bilancia , ché poi questa pesa male...
ED è meglio non fare il provocatore quando l'Europa, in questi mesti giorni, ha pochissimo
da mangiare (un po' meglio nel BERE...) e DEVE accontentarsi di riempire il ventre col
turismo, le telefoninature e la telefagia...ovvero...il Niente del Niente illusorio
egospettacolare al posto della bistecca con patatine fritte e/o rosolate, alla Tex Willer&Kit
Karson.
Pur mangiando poco e modestamente, con moderazione, gli altri convitati avevano l'occhio
obliquo, di sbieco, sulle ganasce calme e possenti e perseveranti del Geraldo, le quali erano
in attività quasi perpetua, cronica e pervicace. E sulle zanne sue che facevano "miam-miam"
con dovere e divertimento e gioia e senza calunnia. E non si capiva dove il suo corpazzo,
quantunque ciclopico e quasi orango-tango, potesse insaccare tutta questa roba che avrebbe
potuto nutrire, per un mese, un villaggio maliano o irochese, in tutta la tribù, compresi gli
invitati-ospiti cacciatori di balena e trichechi appena arrivati "da fuori".
"Eh...fa proprio piacere vederlo mangiare, anzi: DI-VO-RA-REEEE, ah se il Pierino (o la
Fiordalisa) mangiasse-ro come lui diventerebbe-ro alto(i) e bello(i) come Tarzan, altro che le
merendine!
Eh! devo ripetergli anche duramente ore su ore: mangia, Pierino, se vuoi diventar grande...
ma non serve a niente...Gnente d'gnente, merdoi..." Sospiravano, rilucenti d'ammirazione, le
vecchie e grosse Mamme di Famiglia dei DioBonCosaMiDiciMai che stavano ai margini
della piazza , ed avevano "una lacrima sul viso che vuol dire tante cose". E tuutti avevano un
ciglio, almeno, umido. "Ah! Proprio peccato che sia un orco, con tutto quel che si
dice...Eh...pero', che bravo ragazzo...eh...poi...ha un naso grosso cosi', cosi' sensuale...da
buon scopatore latino...peccato che sia siberiano... eh, il suo lecca-lecca..."
Ma, quel che tutti potevano constatare con qualche piacere o godimento consisteva in
questo, che: l'orco non mangiava dei bambini, che neppure li cercava per farne un uso
sessualoide, né i suoi né gli altrui, fanciulline o fanciullini.
E, questo era importante! non era come i preti paolini...
Ed anzi, ad un certo punto dell'Ultima Cena il Geraldo spinse a sculacciate scherzosissime
le sue due bambocce Gerolomina e Fiorelladiprato fra le altre piccine danzerine al centro
della piazza, perché ballassero insieme in queste antiche coreografiche scordate dalle genti.
E saltellacchiava goffamente pure lui, facendo "OFFFH!OFFH!HOP-LA! ZABUM-ZABUM!"
E tutti applaudivano avvinti e gioiosi, perfino i ferri di cavallo inchiodati sui portoni chiusi a
doppio catenaccio con serramanico.